Credere che chi tira le fila di questo Paese abbia fatto tutto il possibile
a fronte di una crisi imprevedibile è un lusso che non possiamo permetterci.
Con l’arresto del turismo intere città si sono scoperte deserte e
migliaia di persone hanno perso il lavoro. Chi avrebbe dovuto tutelare
gli abitanti non ha fatto nemmeno il minimo necessario. Gli aiuti, scarsi e insufficienti, non hanno raggiunto la maggior parte delle persone e ad essere esclusi sono stati proprio i più bisognosi, i più
precari, che in troppi casi hanno potuto contare solo sulle raccolte alimentari organizzate autonomamente da collettivi e solidali. A Firenze, che della turistificazione ha fatto
un’ideologia e del precariato la sua bandiera, tutto ciò sta avendo effetti
devastanti. Decenni di monocoltura del turismo, di lavori al nero e affitti
impossibili ci presentano ora un conto che non possiamo e non vogliamo essere noi a
pagare. Il mantra per cui il turismo distribuirebbe benessere a pioggia
su tutta la città rivela ora tutta la sua inconsistenza: nelle nostre
tasche, così come in quelle del comune ridotto ora addirittura a
risparmiare sull’illuminazione, sono sempre e solo finite le briciole,
mentre i soldi veri finivano nelle tasche di chi costruiva “Student hotel”
da mille euro al mese o acquisiva centinaia di immobili per creare
un’indecente enormi holding di degli Airbnb. “Dobbiamo tornare alla normalità!
Dobbiamo far tornare i turisti!” strillano ora i cialtroni
che ci amministrano, e quale fosse la direzione precedente è subito
svelato: per risanare le casse si mettono in vendita oltre 120 immobili di
proprietà del comune. Un nuovo saccheggio ai danni di tutti a vantaggio di
chi a questa città ha sempre guardato come al proprio personale luna park
in cui attirare facoltosi stranieri. Scendiamo in piazza per dire basta a
tutto questo, per dire basta ai lavori sottopagati e a nero, per dire che rivogliamo un centro vivibile, per dire che
questa città è di chi la abita, certo non loro.. Scendiamo in piazza per dire che
NON VOGLIAMO TORNARE ALLA NORMALITA’, PERCHE’ LA NORMALITA’ ERA IL
PROBLEMA.